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Economia |
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vivi salento - Salento | |||
L'economia del Salento, un tempo prettamente agricola, ha subito, a partire soprattutto dagli anni settanta, un notevole incremento dei settori secondario e terziario. La condizione economica generale è caratterizzata da una evoluzione a macchia di leopardo ed è destinata a variare con le congiunture economiche a causa della scarsa variabilità del sistema produttivo salentino. La lontananza dai mercati, il costo del denaro e la delocalizzazione imposta dalle condizioni di concorrenza del mercato globalizzato sono alla base di una condizione industriale in questo momento non floridissima. Ciononostante, proprio in quest'area stanno prendendo piede alcuni innovativi progetti industriali nel campo delle energie alternative e la situazione complessiva fa sì che risulti essere una delle aree più economicamente vivaci del Sud, e la media della disoccupazione una delle più basse, per quanto ancora al di sotto dei livelli occupazionali del centro-nord Italia. In definitiva, pur ben lontani dalla piena occupazione, la condizione economica media è accettabile, con poche sacche di reale povertà. AgricolturaL'agricoltura rimane una delle voci principali dell'economia salentina grazie alla produzione di olio d'oliva di grande qualità e della vite. Proprio la produzione viti-vinicola ha subito negli ultimi vent'anni una grande esplosione commerciale da quando il vino salentino, una volta utilizzato esclusivamente come vino da taglio per aumentare la gradazione dei vini settentrionali, ha iniziato a godere di una notorietà crescente come corposo ma raffinato vino da tavola. I più noti vini dell'area sono il Primitivo di Manduria, il Negroamaro, il Rosato del Salento. Tra le altre produzioni agricole è diffuso anche il mandorlo, il pomodoro nel tarantino e, nel brindisino, il carciofo. Per motivi climatici, non attecchiscono, invece, alcune culture tipiche della Puglia, quale il ciliegio. Negli ultimi anni la popolazione occupata nel settore primario è andata calando su tutto il territorio. ArtigianatoLe tradizioni più importanti dell'artigianato salentino sono l'antica e celebrata lavorazione della cartapesta leccese (famosi i "pupi" per presepe), la terracotta nella realizzazione dei caratteristici fischietti (in particolare nel Leccese), campanelle e folletti, e con i quataràri (costruttori di recipienti in terracotta); la ceramica (i cui maggiori centri di produzione sono a Cutrofiano e a Grottaglie); la lavorazione del ferro battuto con cui si producevano anche i noti balconcini bombati dei palazzi; il ricamo; la lavorazione artistica del vetro; la lavorazione del legno; la lavorazione artistica del rame. Di recente ha ripreso vigore la scultura in pietra leccese, con tecniche più moderne e nuove forme. In via di estinzione invece gli zùcari o zucàri (intrecciatori di corde), e i panaràri (intrecciatori di giunchi, canne, e virgulti d'olivo, per farne cesti e altri tipi di contenitori di fogge tradizionali) IndustriaIn merito al settore secondario, gioca un ruolo di primo piano l'area industriale di Taranto, la cui attrattività occupazionale presenta un forte fenomeno di pendolarismo. Nella città ionica sorgono gli stabilimenti siderurgici dell'Ilva e dell'indotto, l'arsenale militare e una grande raffineria dell'Eni. In anni recenti tuttavia, la crisi della metallurgia ha ridotto l'occupazione in tale settore. Sempre nella zona industriale opera l'unico insediamento italiano della Vestas, società che produce impianti eolici. Brindisi ospita l'industria aeronautica, quella di materie plastiche e alcuni mobilifici. La città è, inoltre, leader per la produzione di energia elettrica in Italia. Sul territorio comunale insistono tre grandi centrali pertinenti ai gruppi ENEL, Edipower ed Eni Power ed è inoltre prevista la realizzazione di un'importante centrale fotovoltaica. L'area leccese è caratterizzata per lo più dalla piccola e media industria, soprattutto nel comparto del tessile-calzaturiero ed agroalimentare, entrambi settori proni, però, a periodiche crisi del mercato. Il problema dell'inquinamentoSia a Brindisi sia a Taranto sono in progetto due rigassificatori, fortemente osteggiati dalla popolazione e dalle autorità locali per motivi di sicurezza, in quanto ritenuti troppo vicini alle città e ai rispettivi porti ed aree industriali. Per quanto riguarda la diossina, si diffonderebbe su una vasta area geografica, a seconda dei venti, in particolare tramite un camino dell'impianto di agglomerazione alto 220 metri dell'Ilva. Nel dicembre 2008, la Regione Puglia ha approvato a maggioranza una legge regionale contro le diossine. La norma impone limiti alle emissioni industriali a partire da aprile 2009: l'Ilva, come le altre aziende, dovrà scendere a 0,4 nanogrammi per metrocubo entro il 2010[16]. Nel febbraio 2009, una modifica alla legge regionale ha però allungato i tempi per il primo taglio dei limiti di diossina a 2,5 nanogrammi per metrocubo, spostando dal primo aprile al 30 giugno l'entrata in vigore del limite stesso[17]. Sebbene non ancora supportato da uno studio scientifico ufficiale, molti attori considerano quindi il polo energetico e chimico di Brindisi e l'area siderurgica di Taranto direttamente responsabili della forte incidenza dei tumori nelle tre province salentine[18]. Infatti, le statistiche Istat aggiornate al 2001 e le cifre dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale aggiornate al 2002, tracciano una mappa dei tumori da cui emerge con chiarezza che il Salento è una vera e propria area a rischio: la provincia di Lecce, in particolare, risulta l'area a più alta incidenza di cancro della Puglia e, per le patologie legate alle vie respiratorie e ai polmoni (classiche patologie che derivano dall’inquinamento ambientale), addirittura dell’intero Mezzogiorno d’Italia. Anche in provincia di Lecce vi sono delle imprese ritenute inquinanti; in particolare l'inceneritore di sansa esausta e di rifiuti speciali (CDR) della Copersalento (S.p.A) di Maglie, che secondo le rilevazioni dell'ARPA avrebbe superato di 420 volte[21] [22] il limite di legge sull'emissione di diossine. Altri impianti ritenuti a vario titolo inquinanti sono: il cementificio Colacem di Galatina, l'inceneritore della Biosud a Lecce e numerosi frantoi di pietra calcarea con impianti di bitume situati anche a ridosso di aeree abitate come a Soleto, Galatina, Sternatia e Corigliano. Il circuito di NardòUna menzione merita il circuito automobilistico di Nardò. Situato nella Terra d'Arneo, è utilizzato dalle case automobilistiche di tutto il mondo per le prove sperimentali sui nuovi veicoli. La caratteristica del circuito è la sua forma perfettamente circolare, la quale, unita ad un'opportuna inclinazione del manto stradale, tale da bilanciare la forza centrifuga, ne fa un infinito rettilineo virtuale per i veicoli che lo percorrono ad una velocità compresa tra i 90 ed i 240 km/h. Il circuito, gestito dalla Prototipo Test.Ing[23], ha un raggio di circa 2 km, una circonferenza di 12,6 km e presenta una variazione altimetrica molto modesta (il dislivello massimo è di circa 40 metri con una pendenza che non supera mai il 2%). Il circuito è in una zona sottoposta ad agricoltura intensiva, pertanto è dotato di una serie di sottopassi per permettere il raggiungimento delle coltivazioni situate al suo interno. Nel complesso, l'impianto è costituito da una pista circolare ed una pista dinamica per vetture, una pista circolare ed una pista dinamica per veicoli industriali, una pista rumore, una pista pavimentazioni speciali, varie piste sterrate, officine e laboratori. In tale circuito veniva ad effettuare delle prove il futuro campione del mondo di formula uno Fernando Alonso.
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